Poi l'ho visto citato in un blog (non ricordo quale) e ho pensato di leggerlo.
Solo poche parole per descriverlo...(e sarebbe la prima volta che uso poche parole).
Leggere questo libro è come sfogliare un album di cartoline di città in cui si ha la viva sensazione di esser stati...
Pura evasione!
(Gengis Khan) Dice: – Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere
che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale
sempre piú stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà;
se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo
tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci
sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare
l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo
piú. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento
continui: cercare e saper riconoscere chi e
cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e
dargli spazio.
Caro blog, me sa che ho scelto il modo più difficile...mannaggia a me!
La solita testona...