venerdì 25 marzo 2011

Le città invisibili

Ho studiato Calvino in "illo tempore", per un esame all'università, ma questo libro non lo avevo mai letto.
Poi l'ho visto citato in un blog (non ricordo quale) e ho pensato di leggerlo.
Solo poche parole per descriverlo...(e sarebbe la prima volta che uso poche parole).
Leggere questo libro è come sfogliare un album di cartoline di città in cui si ha la viva sensazione di esser stati...
Pura evasione!



(Gengis Khan) Dice: – Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere
che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale
sempre piú stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà;
se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo
tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci
sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare
l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo
piú. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento
continui: cercare e saper riconoscere chi e
cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e
dargli spazio.

Caro blog, me sa che ho scelto il modo più difficile...mannaggia a me!
La solita testona...